LA TRAMA:
A più di vent’anni dall’uscita, In the mood for love rimane uno dei film più avvincenti del terzo millennio. Ci troviamo ad Hong Kong nel 1962. La Signora Chan, giovane segretaria, e il Signor Chow, giornalista, si ritrovano vicini di casa dopo aver affittato una stanza nell’appartamento della Signora Suen. I due sono accompagnati dai rispettivi coniugi, purtroppo quasi sempre assenti per lavoro. Proprio per questa solitudine iniziano a trascorrere del tempo insieme e, conoscendosi sempre di più, scoprono per caso che i loro rispettivi coniugi sono amanti. Sono così portati a cercare i motivi del tradimento e a capire come possa essere iniziata questa relazione segreta tra i loro rispettivi coniugi al punto da rafforzare il loro legame che in seguito fiorirà in una relazione amorosa però mai consumata.
“Quando ripensa a quegli anni lontani, è come se li guardasse attraverso un vetro impolverato: il passato è qualcosa che può vedere, ma non può toccare; e tutto ciò che vede è sfocato, indistinto.”
~ Narratore ~
Wong Kar-wai, regista dell’opera, sviluppa una storia d’amore che si consuma solo nelle menti dei due protagonisti, lasciandola come sospesa e in attesa di una conclusione. L’amore percepito è un amore semplice, puro e mai carnale. Un amore vissuto come desiderio bloccato però dal decoro sociale. Gli eventi raccontati sono oscurati da diversi filtri che li rendono ciclici, ripetitivi, portando le azioni ed i gesti dei personaggi ad essere sempre uguali, ossessivi e fissati così dentro uno schema preciso.
Per ottenere questo risultato, Wong Kar-wai si avvale dell’uso di flashback, slow motion, frangenti di flou, brani musicali ripetuti più volte fino all’esasperazione. Riesce così ad incollarci alle immagini e ai ricordi dei due protagonisti.
Questo articolo non vuol essere una spiegazione tecnica del film, bensì vuole porre l’attenzione su alcune peculiarità interessanti.
Perché proprio In the mood for love?
Il primo aspetto che vogliamo sottolineare è l’uso che fa dell’immagine: frammentata, precaria, sviluppata da riprese che si basano su geometrie spaziali poco definite. La tecnica di ripresa utilizzata predilige il dettaglio e basandosi su precise scelte d’angolatura, lascia chi ne fruisce con pochi punti di riferimento per la comprensione di ciò che avviene in scena (figura 1-2). La sensazione che avvertiamo è di essere in parte estranei alla storia, come se stessimo spiando di soppiatto tra i muri dell’appartamento (figura 3-4).


Questa ininterrotta frammentazione visiva rende la narrazione unica nel suo genere. Il modo di operare è ulteriormente amplificato dalla presenza dei protagonisti spesso inquadrati nascosti da oggetti scenografici che ne ostacolano il campo visivo od in luoghi angusti. In questo caso la funzione dell’ostacolo diventa parte integrante della ripresa permettendoci di affinare la visione scenica.


La frammentazione dell’immagine diventa ancora più evidente se ci si sofferma in alcune inquadrature (figura 5-6). Quello che salta subito all’occhio è che le inquadrature sono come suddivise in due metà: una ricoperta dal protagonista e l’altra lasciata vuota. Numerosi sono i casi in cui si assiste ad una multipla suddivisione dell’immagine (figura 7-8).




Ancora più curioso è lo scavalcamento di campo che si può notare subito dopo la scoperta del tradimento da parte dei rispettivi coniugi, ad un terzo circa dalla fine del film. La signora Chan e il Signor Chow sono appena usciti dal ristorante e camminando per strada cercano di dissipare i loro dubbi sull’infedeltà dei propri coniugi. È proprio qui che si passa dall’avere il Signor Chow posto di spalle sulla sinistra con una semi-soggettiva sulla Signora Chan, al Signor Chow che prende il posto della Signora Chan nell’inquadratura, quindi a posizione invertite (figure 9-10).


La scelta della musica:
Altro punto focale su cui soffermarci è la correlazione tra musica e slow-motion. All’interno del film lo stesso motivo musicale (Yumeji’s Theme di Shigeru Umebayashi) viene ripetuto più volte in concomitanza di alcuni spezzoni in slow-motion.
Grazie a questo meccanismo si rivive più volte il ricordo, l’azione, come in un loop infinito che ripetendosi nega lo sviluppo ma ne garantisce la continuità. Si comprende il passaggio da una scena all’altra solo da minimi dettagli, come ad esempio il cambio d’abito della Signora Chan. Lo slow-motion permette così di dilatare il tempo, fino quasi ad azzerarlo, lasciandoci istantaneamente sospesi tra due mondi.
Le variazioni:
L’unico momento in cui l’andamento del film prende una svolta più ritmata si ha solo nelle scene in cui la Signora Chan si reca nel nuovo appartamento del Signor Chow. Qui il ritmo si fa più incalzante, accelera così come il battito della donna mentre sale di corsa le scale dell’edificio, percorrendo subito dopo il corridoio. Colori accesi tendenti al rosso predominano nelle inquadrature dove sono presenti i due protagonisti assieme (figure 11-12-13), in contrapposizione ai colori spenti delle scene di tutti i giorni (figura14).




In the mood for love racconta una storia d’amore che si chiude con la consegna nel Tempio di Angkor Wat del segreto che racchiude le anime dei due protagonisti. Lascia che sia l’eternità a preservarlo in mezzo a quella solitudine che li ha sempre accomunati. Wong Kar-wai ha creato così un’opera capace di farci percepire i vuoti e pieni della vita, le assenze e la solitudine provocata, il sottile strato che ci separa tra realtà e messa in scena dove il ricordo può vivere solo grazie alla ripetizione e ai dettagli.
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Chiara, precisa e tutto curato nei minimi dettagli affinché tutto sia comprensibile ad ogni età
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