Spesso la vita ci capovolge. Da genitori si ritorna figli e da figli ci si ritrova ad essere genitori. Prendersi cura di chi ci ha dato la vita non è una cosa semplice, soprattutto se gli anni trascorsi insieme sono stati burrascosi. Un attore di mezza età si prende cura della mamma ormai anziana. Si lascia andare ai ricordi fino a confondere i suoi con quelli del personaggio che interpreta. Sono momenti di tenerezza, di rabbia e di spensieratezza. Piccoli trucchi per convivere, possibilmente in serenità. Arlecchino e sua madre, l’attore e i suoi fantasmi. Mi sono sempre chiesto come poteva essere la mamma di Arlecchino, di quali stratagemmi si sia servita per allevare uno scavezzacollo come lui.
La risposta l’abbiamo trovata dai racconti ironici, pungenti, a tratti struggenti di Roberto Faoro, da questa sua intimità riemersa nella scrittura e dalle tante improvvisazioni fatte insieme.
La lingua del teatro, la lingua madre, la lingua dei sentimenti, il dialetto. Un racconto di sopravvivenza e di amore.
Il teatro nel teatro, la maschera e il suo doppio, l’intimità di un rapporto umano allo specchio in cui tutti, riflettendoci, possiamo riconoscerci nella nostra personale esperienza di genitore o di figlio.