Il nome e il progetto
Nemesi (in greco antico Nέμεσις, Némesis) è una dea della mitologia greca, il cui nome significa “distribuzione del Fato”. A differenza della dea Diche, a cui era attribuita la giustizia come codice giuridico, Nemesi provvedeva a portare giustizia nei casi di delitti irrisolti o crimini impuniti, distribuendo gioia o dolore in base al merito, perseguitando le anime malvagie e gli ingrati alla sorte.
Abbiamo scelto “Nemesis” come nome della compagnia per il simbolo che la dea rappresenta: l’equità, colei che non lascia impunite le ingiustizie.
Il suo nome infatti significa “dare ciò che è giusto”, il nostro obiettivo quindi è quello di dar voce a chi, per secoli, non ha potuto esprimere le sue idee.
Per questo, la figura centrale nei nostri progetti è quella della donna, il cui ruolo nella storia è stato sempre messo su un piano inferiore a quello dell’uomo.
La nostra missione è dare voce a storie di chi una voce non ce l’ha, o che per secoli non l’ha avuta.
La compagnia
La compagnia teatrale Nemesis è stata fondata nel 2019 da un gruppo di ex-allievi dell’Accademia teatrale Lorenzo Da Ponte di Vittorio Veneto, ora attori professionisti con immatricolazione Enpals.
La compagnia nasce dalla volontà di far riscoprire il teatro greco e non solo, rivolgendosi anche in particolare ai ragazzi di scuole medie e superiori. Centrale negli spettacoli che porta in scena è la figura della donna, lavorando sulla consapevolezza che il “ruolo” della stessa nella società va ben oltre quello di semplici mogli e madri, a differenza di come ancora viene in parte considerata.
“Se una donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere anche il diritto di salire sul palco.”
Olympe de Gouges
Dichiarazione dei diritti delle donne e del cittadino
Le nostre produzioni
Les Orties
La storia è ambientata a Parigi tra il 1914 e 1915 circa, nel periodo della lotta suffragista in Francia. I sacrifici personali e le azioni militanti delle suffragette che si scontrano con l’oppressione e la brutalità del carcere dove vengono rinchiuse fanno da parallelismo alle lotte femministe, LGBT+ (e non solo) di oggi.
Lo spettacolo si apre con l’incidente al Derby del 1914, che causa la morte della suffragetta inglese Emily Wilding Davison. Con l’evento, la lotta suffragista in Francia si fa sempre più insistente. Le azioni militanti del movimento suffragista si scontrano con l’oppressione e la brutalità del carcere dove vengono rinchiuse. È lì che Cécile Dubois, una suffragetta dell’alta società intrappolata in un matrimonio senza amore, fa la sua conoscenza con Marie Laurent, una giovane operaia da poco unitasi all’Unione delle Suffragette.
Il titolo “Les Orties” è stato tratto da una frase del francese Jean Lucien Arréat nel XX secolo riguardo la lotta femminile per il suffragio universale:
“Se nella repubblica delle piante ci fosse il suffragio universale, le ortiche esilierebbero le rose e i gigli.”
“Les Orties” racconta quanto un individuo è disposto a combattere di fronte all’oppressione.
Note di regia
La scenografia è scarna e lavora sui toni cupi e freddi del grigio e del nero.
Il design dei costumi si ispira a quello degli abiti del 1914, semplificando i dettagli e utilizzando tessuti più moderni.
Un ponte tra le lotte suffragiste dell’epoca e i movimenti femministi di oggi.
Alcuni personaggi, tra cui Hubertine Auclert e Èmile Combes, sono realmente esistiti.
Nello spettacolo, alcuni personaggi maschili vengono interpretati da attrici donne.
Inoltre, il dottore del carcere dove sono tenute le suffragette è un personaggio femminile, nonostante sarebbe storicamente inesatto: una donna all’epoca, infatti, non aveva la possibilità di ricoprire quel ruolo. La nostra scelta mette in risalto il contrasto tra le due mentalità delle donne dell’epoca: coloro che combattevano per la lotta al voto e per essere riconosciute, e coloro che invece accettavano il loro ruolo “minore” nella società.
L’età consigliata per la visione dello spettacolo è dai quattordici anni in su, data la presenza di alcune scene che potrebbero risultare “forti” per un pubblico più sensibile.
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Cast
Rebecca Garlet, Giacomo Pierobon, Angela Prevedel, Erica Porrazzo, Elena Saccon, Federico Tallon, Chiara Zanardo
Tecnico audio – Luci
Valentina Bartolini
Il testo
Lo spettacolo si apre con l’incidente al Derby del 1914 che causa la morte della suffragetta inglese Emily Wilding Davidson, e si chiude con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
La storia ruota intorno alla vita di tre suffragette:
Cécile Dubois, una donna dell’alta società intrappolata in un matrimonio senza amore
Marie Laurent, una ragazza operaia che è appena entrata a far parte della’Unione delle Suffragette
Hubertine Auclert, una suffragetta di alto livello, portavoce principale della lotta al voto.
Lo spettacolo segue lo svolgersi della relazione amorosa tra Cécile Dubois e Marie Laurent e gli effetti che ciò porterà nelle loro vite e in quelle di coloro che le circondano, sullo sfondo della lotta suffragista in Francia, con Hubertine Auclert come portavoce del movimento.
I personaggi
Alcuni personaggi, tra cui Hubertine Auclert e Èmile Combes, sono realmente esistiti.
Nello spettacolo, alcuni personaggi maschili vengono interpretati da attrici donne.
Inoltre, il dottore del carcere dove sono tenute le suffragette è un personaggio femminile, nonostante è storicamente inesatto: una donna all’epoca, infatti, non aveva la possibilità di ricoprire quel ruolo. La nostra scelta mette in risalto il contrasto tra le due mentalità delle donne dell’epoca: coloro che combattevano per la lotta al voto e per essere riconosciute, e coloro che invece accettavano il loro ruolo “minore” nella società.
La scenografia
La scenografia è scarna e lavora sui toni cupi e freddi del grigio e del nero.
Si utilizzano un un tavolo in legno e una struttura in legno a forma di panca con schienale, entrambi di toni scuri.
Misure della struttura in legno:
• Altezza: 1 m
• Lunghezza: 2 m
• Larghezza: 80 cm
Misure del tavolo in legno:
• Altezza: 75 cm
• Lunghezza: 60 cm • Larghezza: 80 cm
Hogra
Lo spettacolo “Hogra – tratto da Le Troiane di Euripide” è, come dice il sottotitolo, tratto da uno dei capolavori dell’antico autore greco.
“Hogra” è una parola della lingua araba e indica “l’umiliazione e il sentimento di disprezzo provati dalle vittime di un abuso di potere”. È un termine usato particolarmente nei paesi nordafricani, ma universalmente lo si attribuisce a “una richiesta d’aiuto da parte di tutti gli emarginati”.
Note di regia
La storia è stata spostata dalla sua classica collocazione “mitica” e geografica e ambientata durante la guerra in Afghanistan, ponendo quindi lo sguardo sui soprusi sofferti dalla popolazione a opera degli americani.
Le musiche nello spettacolo si rifanno ai ritmi arabi, immergendo lo spettatore nella nuova ambientazione della storia, senza però il rischio di stonare con le scene rappresentate e di cadere nel cliché della visione cinematografica del Medio Oriente.
Cast
Rebecca Garlet, Giacomo Pierobon, Angela Prevedel, Erica Porrazzo, Elena Saccon, Federico Tallon, Chiara Zanardo
Tecnico audio – Luci
Valentina Bartolini
Il testo
L’adattamento del testo è stato formulato perché non vi siano riferimenti storici o geografici:
il nome della città di Troia, per esempio, non compare mai, mentre i nomi originali dei personaggi sono stati mantenuti.
È stato quindi tagliato il prologo degli Dei e la loro figura convertita in quella di “Dio”, inteso come “simbolo umano e non oggetto di culto”, dunque non identificandolo come il Dio cristiano.
In modo analogo, le figure e i simboli che si rifacevano alla cultura e alla religione greche sono stati tagliati o modificati per adattarli alla nuova ambientazione della storia.
I personaggi
I personaggi, collocandosi nella nuova ambientazione, assumono un ruolo diverso della storia originale.
Cassandra rappresenta la ragazza, poco più che bambina, costretta a subire violenza da parte degli americani.
Andromaca è la donna che vede il marito morire durante gli scontri, a cui viene strappato il figlio e costretta ad accettare un matrimonio che non vuole per avere salva la vita.
Menelao è il generale americano, la cui moglie, Elena, venuta a contatto con la cultura del luogo, si è convertita e ha abbandonato la famiglia, per poi pentirsi.
Taltibio è il soldato americano, simpatizzante per la cultura e la popolazione del luogo, che funge da mediatore tra le parti, ponendosi quasi come soggetto neutrale.
Il Coro, interpretato da una sola attrice, rappresenta in qualche modo i pensieri e i desideri di tutte le donne afghane che hanno vissuto la guerra sulla loro pelle.
Ecuba, protagonista della storia, rappresenta la donna più colpita dalla guerra, colei che ha perso la sua famiglia negli scontri, alla quale sono state strappate e violentate le figlie, che viene costretta a sopravvivere nonostante il suo desiderio di porre fine alle sue sofferenze.
La scenografia e i costumi
La scenografia è scarna e lavora sui toni cupi e freddi del grigio e su quelli terrosi del sabbia e del marrone. Si utilizzano cassette in legno e teli strappati e macchiati.
Un’eco della desolazione che la guerra lascia dietro di sé.
Per agevolare la comprensione del pubblico, si è deciso di non tenere gli abiti classici afghani per le donne, dunque il burqa turchese, ma di sostituirli con gli abiti che indosserebbero donne musulmane di oggi, con delle differenze a seconda del personaggio che li indossa.
Lo stesso uso del velo musulmano varia a seconda dell’età e del ruolo della donna che lo indossa: Cassandra, ad esempio, non porta l’hijab.
Spettacoli per bambini e ragazzi
Sul monte Elicona vivono le Muse, dee delle arti. Ognuna ha i suoi interessi e le sue faccende, ma spesso si ritrovano tutte insieme per narrare le storie di eroi leggendari a coloro che hanno la fortuna di ascoltarle.
Due spettacoli per bambini nati dal desiderio di avvicinare i più piccoli alla magia del teatro attraverso le storie dell’epica classica più famose, l’Iliade e l’Odissea.
Non possono esistere racconti migliori dei miti greci: storie di eroi e dei, di battaglie e amori, dove la magia e il destino regnano sovrani. Storie che sono stati fonte di ispirazione per tutti i grandi autori della storia nei secoli a venire, per gli infiniti mondi fantastici che sono in grado di creare e per i bellissimi messaggi che ognuna racchiude in sé.
IL POMO D’ORO
ovvero la storia della guerra di Troia
Non tutti sanno che la guerra di Troia non è iniziata con un amore proibito e la fuga di una donna, ma molto prima. Prima che un giovane ragazzo scoprisse di essere un principe, prima ancora che molti eroi giurassero di proteggere una principessa.
La guerra di Troia è iniziata con un pomo d’oro per “la più bella tra le dee”, una trappola della dea Eris arrabbiata per non essere mai accettata nell’Olimpo.
Ma le muse se la ricordano bene la storia della più grande guerra tra uomini e dei, una battaglia di amore e speranza, di magia e destino, e sono pronte a raccontarla a grandi e piccini.
ULISSE
ovvero la storia dei viaggi di un eroe errante
Ulisse è stato tante cose: un guerriero inarrestabile, un abile stratega, un re amato da tutti, un marito innamorato, un padre fedele.
Ma più di tutto, Ulisse è un eroe errante: nei suoi viaggi ha conosciuto grandi re, dei benevoli, potenti maghe, bellissime ninfe, ciclopi e mostri marini. Ha visto terre pacifiche, paesi lontani e città dimenticate.
Ma le muse si ricordano anche di quando Ulisse era solo un uomo come tanti, che con tanta fatica cercava di farsi strada nel mondo, ed è proprio da lì che inizieranno a raccontare la sua storia.
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