La locandiera
Drammaturgia: Carlo Goldoni
Durata: 90 min.
Spettacolo adatto a tutti
L’opera probabilmente più famosa e rappresentata nel mondo di Carlo Goldoni, in una messa in scena immersa nella classica estetica settecentesca. Cos’ha ancora da raccontare oggi la Mirandolina goldoniana? La forza, il desiderio d’indipendenza, il saper usare la propria intelligenza e le proprie capacità seduttive per piegare la prepotenza dell’uomo. Un’unica donna sul palco, a dividere la scena con tre attori che ricoprono tutti i ruoli, sia maschili che femminili, in un turbinìo di ritmo e di cambi scena rapidissimi che trascinano lo spettatore attraverso un fiume di situazioni esilaranti e di repentine trasformazioni emotive. Ambientato nella Firenze della metà del settecento, il testo goldoniano rivive in questo spettacolo attraverso l’amore profondo che il cast nutre da sempre per l’autore veneziano che ha cambiato per sempre il teatro europeo.
Una co-produzione Goldoni Theatre Company / Centro Teatrale Da Ponte
Appunti del regista
Mettere in scena “La locandiera” rappresenta in qualche modo un’enorme responsabilità, in primis nei confronti del pubblico. Come scegliere, infatti, l’impronta registica più efficace per supportare un testo che è in grado, senza nessuna sovracostruzione, di appassionare e divertire chiunque, indipendentemente dall’età e dall’abitudine alle opere teatrali? Facendo l’unica scelta, a mio avviso, possibile: mettere da parte qualsiasi impulso innovatore, per restituire alle spettatrici e agli spettatori un sistema che funziona benissimo da sé, dove tutta la macchina produttiva si limita a concentrarsi sul ritmo e sulla relazione tra i personaggi, dipinti meravigliosamente da Carlo Goldoni.
La scelta di ridurre il cast, per rendere la produzione più snella e il cast più compatto – quindi più amalgamato in un certo senso – ha portato ad alcuni adattamenti, che si sono trasformati presto in idee da sfruttare, come ad esempio la figura di Fabrizio, pensato inizialmente da Goldoni per il Brighella Giuseppe Marliani, che nella nostra versione rimane come un’ombra in sottofondo, quasi un’invenzione della locandiera di tenere a bada i corteggiatori / molestatori, ribadendo in qualche modo il suo desiderio di non sposarsi e di rimanere libera sino alla fine. Anche le due comiche, Ortensia e Dejanira, subiscono una mutazione, diventando in realtà due comici maschi che cercano di approfittarsi dell’ingenuità e dei continui desideri di conquista di conti e marchesi, travestendosi e comportandosi da dame.
Al centro di tutto, forza centripeta dell’universo maschile, troviamo una Mirandolina molto giovane, che sfoggia in modo estremamente parsimonioso le sue arti seduttive, risultando irresistibile agli occhi degli avventori della locanda proprio grazie ai suoi modi di fare a volte rudi e sbrigativi, in contrasto netto con il comportamento abituali del mondo femminile del Gran Ducato di Toscana del ‘700 -colmo di vezzi e superficialità – a cui gli stessi nobili sono abituati.
La messa in scena risulta incalzante, fluida ed estremamente godevole, soprattutto grazie alla versatilità degli attori in scena, che regalano ai caratteri della commedia anche le particolari cadenze regionali a loro associati – campana per il Conte, emiliana per il Marchese, toscana per Mirandolina, il Cavaliere ed il suo servitore, laziale per Dejanira e siciliana per Ortensia – rendendo l’opera un viaggio attraverso l’Italia del 18° secolo.
TEAM DI PRODUZIONE
Regia
Edoardo Fainello
Assistente alla regia
Giada Marinato
Costumi
Elena Gray
Scenografie
Accademia Da Ponte
Luci
Davide Ostan
Musiche
Edoardo Fainello
CAST
Marchese di Forlipopoli / Ortensia
Mirko Bottega
Cavaliere di Ripafratta
Edoardo Fainello
Conte di Albafiorita / Dejanira / Servitore
Massimiliano Mastroeni
Mirandolina