THE LAST DUEL di Ridley Scott

“La prima volta che ho sentito parlare dell’ultimo duello legalmente autorizzato disputato nella Francia medievale, ho capito subito che se ne sarebbe potuto ricavare un film potente. “The Last Duel” è un’opera che fa riflettere, e ne sono particolarmente orgoglioso.”

Ridley Scott

Ridley Scott voleva ricavarne un film “potente” ed è proprio questo l’aggettivo che userei per descrivere questo film. Potente.

Potenza è la chiave di ogni singola azione, inquadratura e momento che è stato immortalato in questo prodotto.

Siamo nella Francia del XIV secolo, durante la guerra dei 100 anni. I protagonisti sono il cavaliere Jean de Carrouges (Matt Damon), lo scudiero Jacques Le Gris (Adam Driver) e Marguerite (Jodie Comer).

Carrouges, in ritorno dalla guerra scopre che sua moglie Marguerite è stata, a quanto lei dice, stuprata dall’avvenente scudiero Le Gris. Il cavaliere decide perciò di difendere la verità della moglie attraverso un duello all’ultimo sangue appellandosi al giudizio Divino, sotto gli occhi del sovrano Carlo VI e di tutto il popolo.

Nella trama nulla di particolare. Di duellanti per conto di una dama se ne sono sentiti a bizzeffe e allora che cosa lo rende uno dei più avvincenti film dell’ultimo anno?

La ricerca di una verità. 

Possiamo suddividere il film in 3 parti. O meglio, 3 verità: una per ognuno dei personaggi. L’aspetto veramente originale dei tre punti di vista è che non sono completamente contrastanti tra loro, obbligano perciò lo spettatore a porsi dalla parte di un personaggio alla volta, ma sono tutti e tre compartecipi nel creare la validità di uno solo di essi.

L’intento è quello di raccontare come certi soprusi e insensibilità, certe mancanze di rispetto e violenze psicologiche o addirittura fisiche siano all’ordine del giorno, tutto varia e dipende da come una persona le vive.

È un film di malintesi, di amore, di amicizia e di tradimento, ma sopratutto di coraggio, del coraggio di una donna che ha deciso di non voler fare come tutte le altre ma di voler far sentire la propria voce. 

DIFFERENZE TRA LE VERITÀ:

Già dall’inizio del film si può notare una sostanziale differenza tra le due versioni dei cavalieri. Nella Figura 1 si può notare De Carrouges che conduce in battaglia tutti i suoi compagni. Come un vero e proprio cavaliere, senza macchia e senza paura, in nome del re va difendere la propria patria.

Figura 1

Figura 2

Nella Figura 2 invece si può notare Le Gris nella stessa identica situazione, pronto a condurre i suoi compagni nella battaglia. E Carrouges? In questa seconda versione è comunque partito per primo, ma non motivato dalla fedeltà per il proprio re, bensì dal proprio orgoglio.

Per cui Le Gris, per non vedere un suo compagno andare inevitabilmente incontro a morte certa, decide di seguirlo con tutto l’esercito.

Figura 3

Figura 4

Figura 5

Figura 6

Figura 7

Figura 8

Le immagini 3 e 4 rappresentano la prima notte di nozze tra Carrouges e la moglie Marguerite.

Nella versione di Carrouges (Figura 3) lui si presenta come un perfetto gentleman, l’uomo che qualunque donna vorrebbe al proprio fianco, che ti tranquillizza e che ti fa sentire speciale. Lo stesso non si può dire della versione di Marguerite (Figura 4), nella quale, al contrario, si dimostra del tutto insensibile.

Queste dinamiche tra i due si riscontrano molto spesso durante il film, possiamo per cui sostenere che l’intero loro rapporto si basi su un’incomprensione.

Carrouges sostiene di essere il marito ideale, romantico, passionale e premuroso, che ricopre la propria amata di attenzioni e che sostiene incondizionatamente. 

Marguerite, dal canto suo, la vive in maniera completamente diversa. Vede un marito distante, che certamente si preoccupa per lei ma che comunque la ritiene niente di più che la donna che deve destinargli un erede. Si sente invisibile, non amata e molto probabilmente addirittura un peso.

Le figure 5,6,7 e 8 rappresentano queste situazioni alla perfezione: a sinistra possiamo vedere il punto di vista di Carrouges, che sia quando parte per la battaglia che quando torna ci dipinge l’amore romantico per eccellenza. Le figure che rappresentano il punto di vista di Marguerite invece vediamo un Carrouges del tutto differente, sterile, che non la degna quasi di uno sguardo.

Figura 9

Figura 10

Torniamo di nuovo ad analizzare le differenze tra i racconti di Carrouges e Le Gris.

Nella figura 9 vediamo rappresentata una dolcissima scena di “vita quotidiana” tra Jean e sua moglie nel quale lui le racconta come è andato l’incontro che ha precedentemente avuto con Le Gris e Pierre (il signore delle loro terre), nella sua versione lui si descrive come un uomo d’affari, calmo,  razionale e che è riuscito a farsi rispettare, cosa che invece non traspare nella figura 10 dove lo vediamo inveire contro i suoi interlocutori.

Figura 11

Figura 12

Si capisce fin da subito che tra Carrouges e Le Gris non scorre proprio buon sangue, ma da cavalieri quali sono e per convenienza sociale si perdonano a vicenda. 

Le differenze? Ognuno crede di essere quello che perdona l’altro per primo.

Ma tralasciando questo piccolo dettaglio che, a parte per l’orgoglio personale dei due personaggi, cambia ben poco il corso della storia. Poco dopo avviene un altro fraintendimento e questo sì che avrà delle ripercussioni importanti.

Jean de Carrouges, come simbolo della benevolenza del suo casato, offre un bacio di Marguerite al suo “ritrovato amico”. Lei, da brava moglie, fa ciò che il marito le ha ordinato, anche se mal volentieri (Figura 14). Jacques Le Gris però ha iniziato a considerare quel bacio come un simbolo della sua attrazione nei suoi confronti (Figura 13), cosa che tra l’altro viene avvalorata da certi sorrisi che lei gli manda durante il corso di quella giornata (Figura 15).

Sorrisi che Marguerite, dal canto suo, gli ha mandato solo per rallegrare gli animi e per consolidare la tregua tra lui e suo marito. 

Figura 13

Figura 14

Figura 15

Questo sviluppa nello scudiero una vera e propria ossessione per la donna. Abituato lui a essere considerato da tutte irresistibile, automaticamente doveva esserlo anche per Marguerite.

Motivando quindi tutte le sue azioni in nome di un amore impossibile, compie la più terribile delle azioni.

Arriviamo qui alle immagini 16 e 17, quelle un attimo prima dello stupro.

È interessante notare le differenze di visioni dei due personaggi. Mentre per Marguerite è solo ed esclusivamente una violenza, per Le Gris è un gioco nel quale entrambi sono ugualmente coinvolti.

È straordinario e allo stesso tempo agghiacciante il modo in cui Ridley Scott sia riuscito a rendere una scena di “scappa e prendi” con una violenza disarmante. Da spettatore ti rendi conto che quello che stai vedendo è sbagliato, ma sei comunque completamente accecato dal “filtro” di Le Gris, proprio come Marguerite.

La figura 16 rappresenta il punto di vista di Jacques, che vede nell’azione di togliersi le scarpe della donna un invito a seguirla e a rincorrerla. Non ha tutti i torti considerando la maniera precisa con cui Marguerite se le toglie, gesto che non farebbe in quel modo se vedesse in Le Gris un pericolo.

La verità di Marguerite, l’ultima che ci viene mostrata, è ben diversa. Lei non si è affatto tolta le scarpe, ma cercando di scappare le sono scivolate via, occasione che Le Gris non si lascia sfuggire, trascinandola facilmente a terra come si nota nella figura 17.

Figura 16

Figura 17

Ma per Marguerite il peggio deve ancora venire. Chiaramente deve raccontare tutto a Jean de Carrouges, soprattutto se vuole che Le Gris risponda di quello che ha fatto.

In quanto donna, infatti, da sola non ha legittimazione. Se Jean chiedesse a Jacques di rispondere dei danni inflitti alla proprietà di un altro uomo, allora si potrebbe farlo rispondere delle sue azioni davanti alla legge.

Già si conoscono però le dinamiche tra la coppia.

Jean nella sua testa è convinto di consolarla (Figura18), ma come sempre la realtà è ben diversa (figura 19).

Figura 18

Figura 19

IL DUELLO

Grazie all’insegnante di Scherma dell’Accademia Da Ponte, Simone Casagrande, arriviamo finalmente al punto del film che tutti stanno aspettando.

Il Duello e tutti i combattimenti.

Peccato che purtroppo non ci sia così tanto da dire perché sono stati costruiti davvero molto bene.

In tutti e tre vediamo la cura dei dettagli dal punto di vista delle coreografie impressionante. I combattimenti vengono presentati con un realismo e con una violenza spaventosa. Inoltre, finalmente abbiamo un’armatura che fa effettivamente ciò per cui è stata costruita, ovvero proteggere chi ci sta dentro.

L’unica cosa che è da criticare sono gli elmi. Senza avere nulla che lo permette di fissare, cadono ripetutamente, anche se molto probabilmente è una scelta che è stata fatta per permettere allo spettatore di vedere i volti dei combattenti quando l’elmo appunto cadeva.

Per il resto, tanto di cappello a Troy Milenov.

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