INTERVISTA A CHIARA ZANARDO

Eccoci pronti con una nuova super intervista! Questa volta con la nostra attrice Chiara Zanardo.

 

Qual è stato il personaggio che ti ha dato più filo da torcere e perché?

“Il personaggio a cui ho lavorato di più nell’ultimo periodo è una dottoressa di uno spettacolo chiamato “Les Orties”, la Dott. LeFevre. Lei è la dottoressa in un carcere femminile con il compito di effettuare l’alimentazione forzata alle prigioniere. Da copione originale in realtà questo personaggio è uomo ma noi abbiamo deciso di darle voce come donna, perché uno dei macro temi di questo spettacolo è la lotta suffragista. Per cui il bello, ma anche la difficolta di questo personaggio sta quindi nel andare ad interpretare un personaggio che va contro a tutti i miei ideali, ovvero una donna che, se pur si trova in una società maschilista, è la prima a compiere violenze su altre donne. Questa domanda mi fa venire in mente una scena molto bella in cui c’è LeFevre che ha un dialogo quasi surreale con una prigioniera e capo delle suffragette e nella quale cerca in tutti i modi di convincerla a smettere di lottare per questa causa.”

Come ti sei preparata per questo ruolo?

“La mia paura più grande era quella che un personaggio di una complessità immensa ne uscisse fuori macchietta. Quello che ho cercato di fare era quindi crearmi l’intero monologo interiore che il mio personaggio potesse avere in ogni singolo istante di ogni scena.

Come ti prepari in generale nello studio del personaggio?

“Io credo che alla base di un buon personaggio ci sia sempre un sottotesto forte, quello che vado a fare è quindi il crearmi questo sottotesto e sulla base di questo andare a cercarmi le intenzioni delle battute che andrà a dire e le motivazioni per cui le dice”.

Qual è l’aspetto che più ti piace del personaggio?

“Una delle cose che mi sono più piaciute di LeFevre è che lei non vuole essere chiamata dottoressa e questo a parer mio la dice lunga su questo personaggio. Lei non vuole essere trattata da donna ma vuole essere riconosciuta come un uomo del tempo.”

Che consiglio ti senti di dare a dai futuri attori che interpreteranno questo ruolo?

“Sicuramente il ricordarsi che è un epoca diversa da questa.”

Perché portarlo in scena ai giorni nostri? Che cosa può ancora insegnare?

“Io trovo ancora la sua storia completamente odierna, basta pensare alle quote rosa o al semplice fatto che ancora adesso ad un uomo vengono attribuiti ruoli di maggiore importanza perché con lui non c’è il rischio che rimanga incinta.”

Che cosa ti ha lasciato?

“Mi ha lasciato la sua determinazione e la sua gratitudine. La gratitudine per essere arrivata dov’è, che anche se non è il massimo, certamente è meglio del punto dal quale si era partiti.”

 

 

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