Il teatro che fa crescere

Il teatro che fa crescere

In platea già dai due anni? Sì, perché il teatro aiuta a crescere e regala emozioni, come ci racconta Dario Moretti, direttore creativo del Teatro all’Improvviso di Mantova

Andare a teatro non è solo una questione di ciò che si vede, ma soprattutto di ciò che uno spettacolo ti lascia dentro. Perché emozioni, immagini, suoni e parole possono essere il punto di partenza di nuove scoperte. Ne abbiamo parlato con Dario Moretti (direttore creativo del Teatro all’Improvviso di Mantova) che con i bambini lavora dal 1978 e di storie sul palcoscenico ne ha portate tantissime, incantando anche i più piccoli, dai due anni in su. Tra le più amate, abbiamo visto LunaPiccola ballata per PEUPallina torna a casaScherzo a tre mani, e Settestella, solo per citarne alcune. La cosa bella poi è che Dario Moretti per ogni suo spettacolo realizza un libro, quasi a sottolineare che la magia non finisce mai. Basta saperla vedere e attraversare. E nel suo ultimo lavoro, Là in alto, parla di crescita e di scoperta. Con grande poesia.

Perché hai deciso di lavorare per/con i bambini? Quando nel 1978 ho fondato la mia compagnia, Teatro all’improvviso, ho realizzato un sogno. I bambini sono il pubblico ideale perché il mio linguaggio non si basa solo sulle parole, ma su forme più espressive come la danza, la musica, la pittura, la scultura: un musicista in scena, io che dipingo o creo una scultura, un’attrice che danza… Nei miei lavori c’è un’immediatezza e un’imprevedibilità che a loro piace molto.

Quando cominciare a portare i bambini a teatro? Fin da piccolissimi, dai due o tre anni. È bene metterli a contatto con la cultura e stimolarli a cogliere tutti gli elementi su cui possono costruire la loro crescita. I genitori dovrebbero scegliere con cura lo spettacolo  e allenare il gusto, la testa, le emozioni e i sensi dei bambini.

Il teatro aiuta a crescere? Assolutamente sì, se lo si propone in modo costante. Bisogna abituare i bimbi alla visione, all’ascolto e poi alla critica. Lasciando decantare le emozioni, per poi parlarne insieme: ci sono cose che nella testa di un bimbo restano scolpite come pietre! Il teatro alimenta anche la capacità di  trovare strategie alternative per affrontare certi aspetti della vita e della crescita. Il mio modo di lavorare non è né pedagogico, né didattico: cerco di dare degli stimoli, ma poi è importante che siano i genitori ad aiutare il bambino a costruire un proprio senso critico, fornendogli gli strumenti per rielaborare quello che ha visto e percepito. Perché il teatro sviluppa anche la curiosità: capire il senso di una cosa, anche se non ti è piaciuta.

Gli elementi fondamentali in uno spettacolo per i piccoli? Davanti a un pubblico così giovane non bisogna mollare mai, ma improvvisare, spiazzarli e cambiare forma espressiva: con un colore, uno strumento musicale insolito, un movimento danzato, un’immagine.  I bambini hanno una visione più astratta e ludica del teatro e la cosa straordinaria di questo lavoro è poter osservare il loro coinvolgimento, l’energia che trasmettono e che richiedono.

Il tuo nuovo lavoro? Si intitola Là in alto, mescola pittura, musica e parola per raccontare la crescita attraverso lo sguardo di un bimbo in passeggino, che osserva il mondo dal basso e ci insegna lo stupore. Sul palco azioni pittoriche e musicali, attraverso strumenti anche molto grezzi e decisamente insoliti. L’idea è appunto quella di costruire un percorso musicale che richiami gli oggetti che il bimbo vede dal suo passeggino: foglie, nuvole, rami, uccelli, il sole…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *